24 ottobre 2019

Se con stille frequenti

Se con stille frequenti è un affresco d’epoca, di quelli che nascondono particolari piccoli, grandi o minuscoli, attraverso i quali ci si addentra in un mondo perduto. Il mondo ivi ritratto è quello del Seicento, degli Steffani, dei Lotti, dei Bononcini, il mondo in cui la musica “moderna” – si perdoni la semplificazione barbara – iniziava a prendere forma e diffondersi nelle corti europee. L’introduzione del basso continuo, come spiega bene Michael Talbot nelle note che accompagnano il disco, permise l’evoluzione della musica vocale in direzione solistica, alienando la necessità di intrecciare diverse linee armoniche alla parte strumentale. Dalla produzione corale, che necessitava di almeno tre linee sovrapposte in armonia, germinarono via via delle alternative per voci sole o in duetto, in cui la funzione strutturale era appunto affidata all’accompagnamento del continuo.
Questo mutamento consentì la nascita di nuove forme e stili musicali che sfociarono, tra gli altri, nel duetto da camera, una delle molte strategie diversive, di intrattenimento o celebrazione adottate da chi queste opere le commissionava.



Il disco di cui si tratta, inciso tra il 2014 e l’anno successivo dal Cenacolo Musicale, pesca in quell’epoca, cercando di offrirne una panoramica ben centrata ancorché lontana dal quello che oggi si chiamerebbe mainstream, così accanto al più noto Agostino Steffani trovano diritto di residenza Antonio Lotti, Giovanni Bononcini e Francesco Lucio, qui rappresentato da un’aria di struggente bellezza cui Sara Mingardo sa rendere piena giustizia (Fuggi pur, o crudele).
Si tratta evidentemente di un’antologia di brani disomogenei per mano e caratteristiche, che pur assolvendo a una missione prevalentemente divulgativa, non rinuncia affatto a esaltare quanto di prezioso ci sia in queste pagine dimenticate.
Se del repertorio s’è brevemente detto, resta da rendere il giusto merito agli artisti ingaggiati per il progetto, che spaziano tra l’eccellente e il sopraffino. Tale è senza dubbio alcuno la già citata Sara Mingardo, che padroneggia fiato, espressione e parola come pochi altri, ma non sfigurano affatto al suo cospetto tutte le cantanti impegnate, che all’appropriatezza stilistica aggiungono gusto e la necessaria consapevolezza tecnica (Francesca Biliotti, Lea Desandre, Silvia Frigato, Loriana Castellano, Giorgia Cinciripi, Lisa Castrignanò, Lucia Napoli).
È felicissimo anche l’accompagnamento del Cenacolo Musicale, che non sacrifica nulla alle ragioni della prassi storicamente informata, evitando certe secchezze da “friggitoria” assai comuni tra gli ensamble d’epoca. Il suono invece è sì trasparente e asciutto, ma senza mai perdere di corpo e piacevolezza.
Impeccabile la qualità della registrazione.

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