10 ottobre 2016

Mitteleuropa: inaugurazione della stagione musicale Contrasti

Giunta alla sua seconda edizione, Contrasti, la stagione musicale del Teatro Gustavo Modena di Palmanova che vede protagonista la Mitteleuropa Orchestra, raddoppia, passando da sei a dodici appuntamenti. Un cartellone che spazia tra generi e linguaggi, saltando dal grande repertorio sinfonico al crossover, dalla musica cameristica all’opera.

L’appuntamento inaugurale vede protagonista, accanto alla violinista Laura Bortolotto, proprio l’orchestra di casa, impegnata in un programma che pesca tra i grandi classici dell’Ottocento, il tutto sotto l’attenta guida dell’olandese Jan Willem de Vriend.

L'apertura di concerto, affidata all'Ouverture da Die Zauberharfe, D. 644 di Franz Schubert, dopo qualche momento di assestamento, evidenzia un’ammirevole libertà nella gestione della agogica e nel fraseggiare da parte del podio nonché un apprezzabile amalgama del suono orchestrale.

Laura Bortolotto è una giovane violinista già artefice di una carriera notevolissima ma soprattutto si rivela, ad ogni occasione, in progressiva crescita. Rispetto agli ascolti passati si avverte chiaramente un’evoluzione che non è solo tecnica (il suono si è fatto più morbido e caldo, la musicalità più fluida) ma che riguarda soprattutto la personalità, sia nell'affrontare l’orchestra, sia come interprete.

Nel Concerto per violino in la minore Op. 53 di Antonín Dvořák il fraseggio è estremamente cantabile e limpido, non c'è una ricerca estenuante dell'effetto ma nemmeno quell’eccesso di pulizia che potrebbe raffreddare eccessivamente l’interpretazione. L'intonazione è sempre impeccabile, la tenuta ritmica nei passaggi più virtuosistici saldissima.
Anche la Passacaglia di Biber, proposta come bis, conferma le buone impressioni restituite in Dvořák.

Jan Willem de Vriend, aiutato senz'altro dalle dimensioni dell'orchestra, sa sostenerla senza eccessi di enfasi, rispondendo puntuale alla linea disegnata dalla solista.

Il vero banco di prova per la Mitteleuropa arriva tuttavia nella seconda parte di concerto, quando Schubert torna protagonista con la Sinfonia n. 9 in do maggiore "La grande" D. 944.

Già il primo movimento della Grande conferma le impressioni suscitate dall’Ouverture: de Vriend gioca molto sulla dinamica il che, unito a una apprezzabile flessibilità nella gestione del tempo, scansa il rischio di monotonia e rende lo sviluppo fluido. È uno Schubert luminoso e sorridente il suo, di una serenità quasi bucolica. I tempi sono tendenzialmente svelti ma non frenetici, le sonorità sempre sotto controllo.

L’Andante con moto dà modo di apprezzare la qualità dei legni (ottimo il primo oboe). Lo Scherzo è staccato con brillantezza, così come il quarto movimento, infuso di una bella energia che monta progressivamente senza sgonfiarsi.
L’orchestra si rivela all’altezza dell’impegno, dimostrandosi capace di esprimere sonorità equilibrate e morbide. Qualche sbavatura nell’intonazione degli archi è poca cosa.
Meritano una lode gli ottoni, settore sempre delicatissimo e, in questo caso, assolutamente affidabile.

Molto calorosa l'accoglienza del pubblico in sala a fine concerto.