Laura Bortolotto è una giovane violinista pordenonese che, alla soglia dei vent'anni, sta bruciando le tappe con una carriera di respiro internazionale. Può darsi che l'approdo al palcoscenico del Teatro della propria città non aggiunga molto, in termini di prestigio, al curriculum di chi si è già esibito a Santa Cecilia, Salisburgo o Venezia, ma siamo certi rappresenti una gratificazione personale non da poco. Tanto più che l'accoglienza del pubblico di casa è stata entusiastica.
Accompagnava la violinista, nel suo primo concerto al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, l'Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Marcello Bufalini, compagine di buon livello, capace di notevole duttilità dinamica.
Iniziamo dalla fine: corretta anche se leggermente anonima la seconda porzione di concerto, dedicata ad un repertorio novecentesco poco frequentato, la Pastorale d'été, H. 31 di Arthur Honegger e le Danze di Galanta di Zoltán Kodály. L'orchestra affrontava i brani con precisione, dinamiche suggestive (molto belli i pianissimi) e discreta compattezza. Il pregio timbrico non è quello delle compagini più blasonate ma l'equilibrio dell'amalgama ed il buonsenso del podio, capace di condurre l'esposizione con chiarezza e pulizia, restituivano un'esecuzione assolutamente convincente.
La prima parte di concerto viceversa, aperta da una Leonore 1 piuttosto meccanica, vedeva il trionfo della beniamina di casa che, oltre ad essere molto giovane, è anche parecchio brava. Il Concerto per violino e orchestra in re minore di Robert Schumann metteva in luce una musicista dalle solide abilità tecniche e, sorprendentemente per l'età, dalla grande sicurezza. La performance della Bortolotto è andata crescendo minuto dopo minuto: dopo un primo movimento leggermente inficiato da una certa rigidità di fraseggio, dall'adagio la violinista è stata capace di trovare un suono morbido e rotondo, al servizio di un'ottima musicalità e di indiscutibili doti nel legare la frase. L'interprete è sobria ed elegante, completamente estranea all'esibizionismo virtuosistico fine a se stesso di molti esecutori. Bufalini seguiva con discrezione, plasmando l'orchestra con leggerezza e sensibilità verso le esigenze della solista.
Il pubblico ha accolto con entusiasmo la performance della violinista, che ha ringraziato con la Passacaglia per violino solo di Biber, e l'orchestra, congedatasi con la Danza ungherese N.5 di Brahms.
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