Foto: Rocco Casaluci |
Questo divertissement sul teatro in senso lato potrebbe funzionare, ad Aix lo si è visto, ma al Comunale qualcosa non gira. Un po’ perché, come detto, Alberghini è non ha quella verginità selvatica da Ecce Homo, un po’ perché anche gli altri non sembrano crederci fino in fondo.
Federica Lombardi ad esempio è bellissima nella sua maestosità giunonica e riempie la sala di suoni morbidi come il velluto, ma è il genere di cantante (almeno in questo caso) che tende più a sublimare l’azione che a incendiarla. Certo il suo Mozart è una meraviglia strumentale, soprattutto nell’aria del second’atto. Il buon Vito Priante canta con eleganza e varietà ma è un po’ troppo in odore di buffo per il contesto. Paolo Fanale è strepitoso nella prima aria, solo molto buono nella seconda, e dà un tono assai serioso a Don Ottavio. Salome Jicia ha temperamento, note e tutto quel che serve per rendersi un’ottima Elvira.
Bellissima sorpresa la Zerlina di Lavinia Bini (che legato e che accenti di malizia!), mentre Roberto Lorenzi è un Masetto solido ma non indimenticabile. Ha parecchia potenza ma non altrettanto controllo il Commendatore di Stefan Kocan.
Foto: Rocco Casaluci |
In mezzo a tanto trambusto risplende la stella di Michele Mariotti, che fa un Mozart molto suo e poco alla maniera di oggi. Niente strepiti né furore, nessuna secchezza né alcuna esasperazione dei contrasti agogici e dinamici ma una raffinatezza olimpica che riesce a farsi teatro battuta dopo battuta, senza mai crogiolarsi nella contemplazione del bello fine a sé stesso. Un sacco di finezze d’articolazione, di accenti (Giovinette che fate all’amore ritmato a questo modo, ma senza frenesia, non lo si era mai sentito) e nessuna concessione all’edonismo.
Il 18 dicembre l’Orchestra del Comunale suona che è una meraviglia con gli archi in stato di grazia.
Trionfo.
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