1 ottobre 2015

L’Elisir d’Amore di Donizetti trionfa alla Scala

Sono assai belle le scene firmate da Tullio Pericoli per l’Elisir d’Amore in scena al Teatro Alla Scala di Milano, spiace quindi che Grischa Asagaroff si impegni a fondo per mortificarle. Il lavoro del regista assembla sistematicamente tutto ciò che nell’Elisir, o nell’opera buffa in generale – ammesso e non concesso che tale sia il capolavoro donizettiano – sarebbe auspicabile bandire: mossette, ammiccamenti e sottolineature del grottesco, stereotipi e luoghi comuni. Il resto è lasciato all’iniziativa dei cantanti, con alterna fortuna e poca coerenza.



Ben più convincente e compatta risulta l’esecuzione musicale, a partire della direzione attentissima e brillante di Fabio Luisi il quale compensa i limiti di fantasia con una professionalità ed un’attenzione alla narrazione assolutamente impeccabili. 

Vittorio Grigolo poi è un Nemorino notevolissimo: vocalmente teme pochi confronti, la voce è bella e ben sostenuta, il volume importante; l’interprete è estroverso, si aiuta con qualche trucchetto di seconda mano ma restituisce un personaggio vivo e travolgente. Sul palco il tenore è incontenibile, salta, balla, si dimena, esaspera ogni smorfia e concetto, sempre ai limiti – e talvolta oltre i limiti – della forzatura.

Non è meno brava Eleonora Buratto, Adina pienamente risolta nel canto, morbido e rotondo, ma più timida sulla scena, il che non è necessariamente un limite.
Se la cava con classe Michele Pertusi, Dulcamara, pur palesando qua e là qualche segno di fatica; solido e convincente il Belcore (maltrattatissimo dal regista) di Mattia Olivieri. Molto positiva la prova di Bianca Tognocchi, Giannetta.

Scala gremita e applausi convinti per tutti. Ovazioni da stadio per Grigolo.

Paolo Locatelli
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