Nel teatro capita sovente che il risultato complessivo di uno spettacolo non coincida con la somma algebrica delle componenti impegnate o che determinate premesse, poco incoraggianti, vengano smentite o ridimensionate in corso d'opera. L'allestimento de La principessa della Czarda, operetta di Emmerich Kàlmàn, in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine ne è stato un esempio lampante. Ad una prima occhiata, nemmeno troppo attenta, la produzione della Compagnia Teatro Musica Novecento suscitava non poche perplessità, soprattutto per un pubblico abituato ad una tradizione operettistica - il riferimento alla vicina Trieste è d'obbligo - di prim'ordine: l'amplificazione delle voci, certe magagne dell'orchestra, le scelte editoriali (con manipolazioni delle parti recitate tipiche del teatro di prosa piuttosto che di quello musicale) lasciavano presagire esiti tutt'altro che felici. Tuttavia, superata la diffidenza iniziale ed accettati i presupposti di partenza, lo spettacolo funzionava. Merito senz'altro di una compagnia affiatata e rodata, della regia di Alessandro Brachetti (ottimo nei panni del Conte Boni) capace di muovere con vivacità ed attenzione gli interpreti sul palcoscenico senza trascurare controscene e dettagli, dei balletti coreografati da Salvatore Loritto.
La scene smaccatamente liberty di Artemio Cabassi erano la cornice ideale per un allestimento inserito nella tradizione, sia nell'ambientazione, sia nei cliché più frequentati dell'operetta. La risoluzione di siparietti e numeri musicali non proponeva nulla di nuovo ma restava nei limiti del buongusto mentre alcune trovate garantivano freschezza e simpatia alla narrazione.
Tra gli interpreti Susie Georgiadis garantiva alla protagonista Sylvia Varescu personalità e bella presenza. Il tenore Antonio Colamorea era un Principe Edvino vocalmente sicuro ma rigido nella recitazione. Eccellenti per verve e simpatia il Conte Boni di Alessandro Brachetti e la Contessina Stasi di Silvia Felisetti, convincenti Fulvio Massa (Feri), Marco Falsetti (Principe Leopoldo Maria) e Francesco Mei, Generale Rushdorf non esente da eccessi in senso caricaturale.
L'Orchestra Cantieri d'Arte, diretta da Stefano Giaroli, accompagnava il palco non senza imprecisioni mentre il Coro dell'Opera di Parma si disimpegnava correttamente.
Ottima l'accoglienza del pubblico udinese, in larga parte entusiasta per l'esito dello spettacolo.
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