Se c'è un merito che va riconosciuto alla direzione artistica del Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, questo è senz'altro l'originalità della programmazione. Certo la singolarità delle scelte rischia spesso, se non di contrastare con le aspettative del grande pubblico, di non invogliare i meno curiosi a spingersi a teatro per scoprire repertori poco frequentati, sia che si tratti di opere di estrazione barocca o di musica cameristica del Novecento.
La serata Purpur meets clarinotts ne è un esempio: un terzetto di clarinetti (purtroppo ridotto dalla contingenza a duetto) con un programma specifico incentrato sullo strumento. Protagonisti gli Ottensamer, The Clarinotts appunto, famiglia di clarinettisti che affiancano l'attività solistica a quella di parti prime nelle filarmoniche berlinese e viennese. A far loro da degna spalla l'Orchestra Purpur, affidabile compagine giovanile composta da musicisti provenienti da tutta Europa.
Come accennato, il previsto terzetto di clarinettisti, causa indisposizione del giovane Andreas (stella della scuderia Deutsche Grammophon) è divenuto un duo, con Ernst e Daniel Ottensamer, rispettivamente padre e figlio, a dividersi la scena. Al di là di qualche modifica alla scaletta, con il Concerto per clarinetto e corno di bassetto in Fa minore di Felix Mendelssohn Bartholdy inserito in sostituzione della prevista parafrasi dal Rigoletto di Verdi, la defezione non ha compromesso la riuscita del concerto.
Apriva la serata la Sinfonia n. 1 in re maggiore, Hob:I:1 di Franz Joseph Haydn. L'orchestra, diretta con gusto e brillantezza da Rudolf Piehlmayer, si disimpegnava senza difficoltà, con precisione e leggerezza. Le minime pecche sono quelle tipiche delle orchestre giovanili: qualche ruvidità nei timbri e talune imprecisioni nei singoli, niente che inficiasse la riuscita complessiva.
Con il celebre Concerto per clarinetto in la maggiore, K 622 di Wolfgang Amadeus Mozart saliva sul palco Daniel Ottensamer, giovane prima parte dei Wiener Philharmoniker, protagonista e trionfatore della serata. Al di là della perfezione tecnica il clarinettista esibiva un suono di stupefacente morbidezza e bellezza ed una sensibilità musicale altrettanto raffinata; la ricchezza di colori e la ricercatezza del fraseggio restituivano la partitura in tutto il suo fascino.
Per la seconda frazione di concerto, Ernst Ottensamer, anch'egli solista dei filarmonici viennesi, affiancava il figlio nel Concerto per due clarinetti e orchestra, op. 35 di František Krommer. Se Daniel confermava l'ottima impressione offerta in Mozart, Ernst si collocava un passo indietro a causa di un suono meno ammaliante, eccessivamente chiaro e secco, ed una musicalità più rigida. Discorso non dissimile per il brano in chiusura, il Concerto in fa minore per clarinetto e corno di bassetto, op.113 di Felix Mendelssohn Bartholdy che, opportunamente adattato per coppia di clarinetti, chiariva ulteriormente le differenze qualitative tra i due solisti.
L'Orchestra Purpur accompagnava con garbo e precisione, grazie alla guida agile e fresca di Piehlmayer, capace di sorvegliare gli equilibri ed infondere tensione e coerenza alle partiture.
A fine concerto buona accoglienza del pubblico in sala con lunghi applausi, massimamente ad indirizzo degli Ottensamer.
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