Se c’è un artista che ho amato ed ascoltato più di ogni altro, questi è Dietrich Fischer-Dieskau, grande baritono tedesco che oggi non c’è più. Dire che fosse grande è quanto mai banale, che fosse il più grande di tutti probabilmente insensato e contestabile, eppure in cuor mio lo penso. Fischer-Dieskau è stato dinamite nel mondo della musica, nel lied come nell’opera, avendo proposto – di fatto inventato – un nuovo modo di cantare, di vivere la musica, sottraendo il canto alla retorica della voce esibita per cercare una dimensione più intimistica, interiorizzando il canto con un gusto mutuato dall’esperienza cameristica. Un’arte fatta di scavo della frase musicale, di vivisezione dello spartito, di ricerca spasmodica del colore. Ad ascoltarlo pare che le parole, le singole sillabe venissero assaporate in un canto di eloquenza unica, commovente, talora forzata ma mai indifferente.
Il risultato fu una potenza espressiva nuova ed unica, quantomeno in ambito operistico. Il suo Verdi (Rigoletto, Posa, Jago, Falstaff su tutti ma anche Germont, Macbeth, Renato) resta esemplare per forza drammatica e perfezione musicale così come il suo Strauss di inarrivabile violenza espressionistica, a dispetto di una voce per caratura e colore forse impari alla scrittura. Il suo Mozart (Conte, Papageno e Don Giovanni) è sublime ma forse troppo artefatto e cerebrale, il suo Wagner poesia allo stato puro. Nel lied e nella musica sacra non ha mai temuto confronti.
Il canto di Dietrich Fischer-Dieskau è fatto di colori, di alchimie, di note ora alitate ora sfogate, tutto nel massimo rispetto del dettato musicale con un livello di approfondimento ed una cura per la musica probabilmente unici. Solo una consapevolezza tecnica e musicale di prim’ordine avrebbero permesso tanto, tutto ad altissimo livello. Non è un caso che abbia cantato ed inciso con i più grandi direttori, da Karajan a Bernstein, da Furtwangler a Kleiber passando per Klemperer, Solti, Böhm, Fricsay e tutti gli altri. Dietrich Fischer-Dieskau è stato con ogni probabilità il cantante con il repertorio più vasto ed eclettico che la storia del canto possa annoverare.
Restano i dischi, decine e decine ancora, resta la sua lezione e i tanti epigoni ma lui non c’è più e il mondo della musica oggi è più povero.
Paolo Locatelli
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