22 settembre 2025

Vadym Kholodenko inaugura il Festival Cristofori

   Vadym Kholodenko, artista in residenza e protagonista dell’inaugurazione dell’ottava edizione del Festival Pianistico Internazionale Bartolomeo Cristofori, come da tradizione ospitata dal Teatro Verdi di Padova, possiede la rara capacità di spalancare un senso di vertigine conducendo per rivoli imprevedibili ogni frase musicale e lasciando pertanto l'ascoltatore, nella frazione di secondo che separa ogni nota dalla successiva, in quell’ineffabile sensazione di “vuoto a ogni gradino”. È un modo di affrontare la pagina, il suo, assolutamente libero nella progressione orizzontale, ma anche nelle improvvise impennate del suono, in cui il pianoforte pare ingigantirsi all’improvviso e riempire la sala.

Vadym Kholodenko inaugurazione dell’ottava edizione del Festival Pianistico Internazionale Bartolomeo Cristofori
Two Lost Voyagers / Festival Cristofori

   A colpire tuttavia non sono le scelte più estreme, che in fondo risultano le meno intriganti e probabilmente le più discutibili, ma il piccolo dettaglio: ad esempio nelle terzine discendenti dell’ingresso del pianoforte nel Secondo movimento del Concerto n. 5 op. 73 “Imperatore” di Beethoven ogni nota cade dalla tastiera con un peso diverso, appena anticipata o differita da una gestione sottilissima del rubato, o ancora lascia di stucco l’assottigliamento estremo di certi pianissimi, invero sollecitati da un accompagnamento di rara sensibilità.

   In tal senso è interessante ascoltarlo in accoppiata con un’Orchestra di Padova e del Veneto in formato cameristico che svela in trasparenza dettagli, sia interni, sia nel bilanciamento con lo strumento solista, che in genere rimangono nascosti dalla densità di organici più nutriti. OPV che si rivela pulitissima e assai duttile in mano a Christian Blex, il quale non si limita a fare da spartitraffico e a spalleggiare il pianista, ma gli suggerisce colori e dinamiche e si dimostra capace di infondere un’idea di continuità del suono e di legato d'insieme che emerge sin dal grande tema, tesissimo, che apre il primo movimento.


Legato e trasparenza permangono, unite a una concezione estremamente asciutta e preromantica delle sonorità, nella seconda parte del concerto. Un concerto che, in linea con il tema del Festival, “Revolution”, si apre e si chiude con due lavori totemici del repertorio, anzi, due vere e proprie chiavi di volta: l’Imperatore, appunto, e la Sinfonia 40 di Mozart, separati dall’Ouverture da Horatius Coclès di Étienne Nicolas Méhul.

   Pur con qualche limite nell’espansione del suono dovuto all’acustica della sala, che penalizza il ventaglio dinamico, si ascolta un’orchestra istruita con cognizione stilistica e guidata con raffinatezza e flessibilità, capace di rispondere con la dovuta precisione, sia d’insieme, sia negli ottimi interventi scoperti (piace segnalare in particolare la prova dei legni).

Successo caloroso al termine del concerto, primo appuntamento di una programmazione che prosegue fino al 30 settembre. La performance è stata anticipata dal conferimento del Cristofori d’Oro, istituito proprio quest'anno, alla pianista Lilya Zilberstein, riconoscimento al suo lungo percorso artistico e didattico.


Nessun commento:

Posta un commento