29 marzo 2025

Berio 100

   Nel giorno in cui sarebbe caduto il centesimo compleanno di Pierre Boulez, al Giovanni da Udine è andato in scena il secondo dei tre appuntamenti dedicati all’altro grande compositore nato nel 1925: Luciano Berio. Non dunque un concerto a sé, ma un percorso artistico-divulgativo ben coordinato da Andrea Penna. Scelta quanto mai efficace perché, piaccia o meno, gran parte della produzione musicale “alta” nata nel Continente a partire dal secondo dopoguerra continua a essere uno spauracchio difficilmente afferrabile per una larga fetta di pubblico.

   Il testimone delle celebrazioni è stato raccolto da Andrea Bacchetti, chiamato ad affrontare un vastissimo programma (Bach, Mozart, Schubert, Debussy e altri compositori “innovatori”) che, a un primo sguardo, lambiva solo di sfuggita la produzione di Berio per raccontare “darwinianamente” il percorso che ha condotto ad esso. 

   Non di meno Bacchetti ha frequentato Berio per circa quattordici anni, dal primo incontro, avvenuto a Salisburgo nel 1989, fino alla sua morte. Ecco perché conosce a fondo le esigenze estetiche del pianismo anti-intuitivo e anti-romantico dei suoi “campi armonici”, in cui, non esistendo tonalità, non può esserci fraseggio. È dunque un pianismo che richiede uno sforzo di concentrazione strenuo all’esecutore, che deve dimenticarsi di colori e intenzioni, procedendo nota dopo nota come lo spartito fosse una lista di unità puntiformi a sé che rifiutano la minima rifinitura espressiva dello sviluppo orizzontale.