5 dicembre 2024

Note su note: Carlos Kleiber Complete Recordings on Deutsche Grammophon

   Se le presenze di Carlos Kleiber su di un podio si diradarono progressivamente negli ultimi due decenni di carriera, assumendo i contorni di vere e proprie apparizioni tanto incerte quanto irripetibili, il suo rapporto con la sala di registrazione fu ancor più inquieto. Un’incostanza diretta emanazione di un’indole patologicamente anelante alla perfezione ma altresì consapevole della sua intengibilità che portò ad esiti affascinanti ma spesso controversi. Benché già dai primi anni ‘70 i producer della Deutsche Grammophon si siano prodigati per approntare una serie di incisioni con quello che già allora veniva percepito come uno dei direttori più dotati in circolazione, non di rado dovettero scontrarsi con le bizze di un carattere imprevedibile e, probabilmente, poco interessato al mezzo. 


   Non stupisce che l’esito del sodalizio non sia che una manciata di dischi, equamente suddivisi tra titoli di repertorio sinfonico e opere. Altri progetti purtroppo non videro mai la luce, come nei casi noti dell’Imperatore di Beethoven con Arturo Benedetti Michelangeli, che si interruppe durante le prove, e della Bohème con i complessi della Scala, che non andò mai oltre al primo quadro, costringendo i discografici a dirottare gli sforzi produttivi verso quello che sarebbe diventato il primo Requiem verdiano in studio di Claudio Abbado. Si capisce bene che le teste dell’etichetta si siano fatte progressivamente più circospette all’idea di investire in progetti ad alto rischio di fallimento e che abbiano messo in atto delle contromisure che d’altro canto portarono al definitivo naufragio dei rapporti, cosa che avvenne durante le sessioni del Tristan Und Isolde dei primi anni 80 con la Staatskapelle di Dresda. Una produzione che Kleiber, com’era ormai abitudine, decise di abbandonare dopo aver registrato i primi due atti ed essere quasi arrivato alle mani con il protagonista René Kollo e che l’etichetta “completò” utilizzando per il terzo delle tracce riprese di nascosto durante le prove, mandando il direttore su tutte le furie. 

   È questo il contesto di un catalogo nato tra mille difficoltà e che probabilmente all’ascoltatore odierno lascia scorgere una certa estraneità del direttore con il mezzo, soprattutto se le pur ottime incisioni “ufficiali” vengono messe a confronto con i tanti live, più o meno autorizzati, che sono emersi negli ultimi anni e che sembrano catturare in maniera più autentica la vena vitalistica e l’incredibile flessibilità della bacchetta. Tuttavia, benché il genio di Kleiber probabilmente non trovasse nello studio di registrazione l’ambiente ideale per esprimersi, il suo lascito rimane una pietra miliare della discografia del Novecento ed è oggi disponibile in un unico cofanetto realizzato in occasione del ventennale dalla scomparsa. Vi sono incluse le poche sinfonie (5 e 7 di Beethoven, 4 di Brahms, 3 e Incompiuta di Schubert), ma anche le opere che, pur soffrendo in alcuni casi dei peccati editoriali d’uso all’epoca, come i tagli scriteriati, manovre di editing non ben camuffate e alcune scelte di distribuzione rivedibili, mantengono il loro rilievo come imprescindibili testimonianze dell’arte di uno dei massimi interpreti del secolo scorso (oltre al citato Tristan, La Traviata, Der Freischütz e Die Fledermaus). Completano il box due Blu-ray che racchiudono l’intera collezione, altrimenti spalmata su 12 CD, in alta definizione.