Guido Antonio Fano ed Arnold Schönberg ebbero il comune destino, e come loro molti altri milioni di cittadini tedeschi e italiani, di essere vittime delle assurde leggi razziali che negli anni '30 sconvolsero la società europea. Il primo si vide costretto ad abbandonare la Germania e a subire accuse infamanti in merito al valore, oggi ampiamente riconosciuto, della propria produzione musicale mentre Fano dovette rinunciare all'incarico di professore di pianoforte presso il Conservatorio di Milano. Alla luce di tali eventi risulta ancor più significativa la scelta della direzione artistica del Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone di celebrare la giornata della memoria con un concerto che omaggiasse il lavoro dei due compositori.
Protagonisti della serata il pianista e consulente artistico del teatro, Maurizio Baglini, e il Quartetto di Cremona, celebre formazione cameristica composta da Cristiano Gualco e Paolo Andreoli ai violini, Simone Gramaglia alla viola e dal violoncello di Giovanni Scaglione.
Il Quintetto per pianoforte e archi in do maggiore di Guido Alberto Fano è una composizione particolare, quasi retrospettiva per gusto e linguaggio, vagamente brahmsiani. La scrittura è estremamente scoperta e richiede un equilibrismo contrappuntistico pressoché perfetto, soprattutto per gli archi: a dispetto del carattere tonale del lavoro, ne risultano evidenti la difficoltà tecniche e la scarsità di riferimenti ritmici. Quasi agli antipodi per intuizioni armoniche e cromatiche – forse anche per organicità e compiutezza - Verklärte Nacht (La Notte Trasfigurata) di Arnold Schönberg, sestetto per archi a programma, è un concerto già proiettato verso il XX secolo e quelle che saranno le sue evoluzioni musicali.
Il Quartetto di Cremona dava il meglio di sé in Schönberg (con la collaborazione della viola di Margherita Di Giovanni e della violoncellista Sara Spirito) evidenziando una stupefacente bellezza e rotondità di suono mentre si concedeva qualche imperfezione nel concerto di Fano. Nel sestetto colpivano l'assoluta padronanza tecnica e l'espressività di colori e fraseggi dei musicisti, capaci di risolvere con coerenza la narrazione musicale e lo sviluppo poetico del concerto. In Fano piaceva molto la delicatezza del pianoforte di Baglini il quale sapeva trarre dallo strumento un suono morbido e avvolgente, sempre a fuoco e rotondo in ogni sfumatura dinamica.
A fine concerto ottima accoglienza del pubblico pordenonese per i protagonisti della serata.
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