Per i Wiener Symphoniker il ritorno a Trieste con il festival “Primavera da Vienna” è l’occasione per riallacciare il filo con la città che per prima ha ospitato, proprio al Politeama Rossetti nell’aprile del 1902, un concerto internazionale dell’allora neonata orchestra. Al netto delle evocazioni asburgiche, il progetto suggella la contiguità culturale e geografica tra le parti con tre programmi diversi di ispirazione grossomodo mitteleuropea: Wagner e Verdi nella serata di apertura, poi Mozart, Mahler e, ovviamente, l’operetta.
La prima giornata si apre con i ballabili di Macbeth, Aida e Don Carlos, che Petr Popelka cesella con un’attenzione spasmodica per il cavillo e con dettami di articolazione sorprendenti. Approccio che resta invariato nel piatto forte del programma, un primo atto di Die Walküre plasmato con tensione e altresì con una notevolissima abilità di concertazione degli equilibri e dei pesi sonori, pur a fronte di un’orchestra impressionante per dimensioni. Sul palco trionfa l’onnipotenza vocale di Michael Spyres, Siegmund, che dimostra una volta di più di poter balzare da Rossini a Wagner senza perdere né di cognizione stilistica, né di smalto. Sarah Wegener è una Sieglinde che ripiega voce e intenzioni in un canto quasi alitato per quanto è delicato e introspettivo, Georg Zeppenfeld un Hunding di timbro chiaro ma incisivo nell’accento e nella presenza. Purtroppo il Rossetti non è una sala da concerto vera e propria e la camera acustica non basta ad assicurare espansione e reattività di armonici e dinamiche.
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