Scorrendo il programma di sala si scopre con sgomento che il nome di Richard Strauss mancava dai cartelloni del Teatro La Fenice da un’Elektra del 2008 e Ariadne auf Naxos dalla primavera del 2003, quando andò in scena al Malibran in una produzione firmata da Paul Curran. Sorprende dunque che sia lo stesso regista scozzese a riportare l’opera a Venezia, in una spettacolo semi-nuovo che, pur debuttando sul palco della Fenice, si è già visto di recente a Bologna e Trieste. Va da sé che il maggior richiamo per questa terza ripresa, più che lo spettacolo stesso - che in verità si conferma assai riuscito - fosse in particolare la presenza di due primedonne che in Italia non capita di ascoltare spesso.
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foto Michele Crosera |
Sara Jakubiak, americana di carriera prevalentemente tedesca - alla Deutsche Oper ha affrontato davvero di tutto - si rivela infatti una splendida Ariadne tanto per i mezzi vocali, che sono di prim’ordine, quanto per la capacità di scolpire ogni parola unendo alla chiarezza del declamato un’emissione sempre alta e in controllo.
Non è meno entusiasmante Erin Morley, Zerbinetta, che come spesso avviene finisce per essere la trionfatrice della serata: voce sì leggera, ma di timbro ambrato, e pulizia strumentale del canto ineccepibile, sia nei funambolici virtuosismi della grande scena, accolta trionfalmente dal pubblico, sia laddove il canto si fa più arioso e spianato.
Molto solida la prova del tenore John Matthew Myers, timbro non baciato dalla natura ma grande sicurezza in quella zona di passaggio su cui batte la tessitura “spremipolmoni” di Bacco. A deludere è invece il Komponist di Sophie Harmsen, che si impegna molto nel dare espressività al personaggio ma che pare in difficoltà nel sostegno della mezzavoce e negli acuti.
Tra le ottime maschere (Mathias Frey è Scaramuccio, Szymon Chojnacki Truffaldino ed Enrico Casari Brighella), ruba la scena il giovane baritono Äneas Humm, che fa un Arlecchino scioltissimo in scena - come d’altronde i suoi compari - ma, soprattutto, splendidamente cantato. Markus Werba si beve con irridente facilità la parte del Maestro di Musica, Blagoj Nacoski è molto bravo a risolvere in modo credibile un Tanzmeister volutamente macchiettistico.
Eccellente la prova delle tre ninfe, Jasmin Delfs, Marie Seidler e Giulia Bolcato, rispettivamente Najade, Dryade ed Echo, che oltre a cantare assai bene si rivelano ben amalgamate per caratteristiche timbrico-vocali. È ineccepibile il contributo delle tante parti di contorno che intervengono nel Prologo, da Nicola Pamio (Ein Offizier), Matteo Ferrara (Ein Lakai) e Francesco Milanese (Ein Perückenmache) fino all’attore Karl-Heinz Macek (Der Haushofmeister).
Il cast trova una perfetta spalla nell’Orchestra delle Fenice che, nel formato ridotto richiesto dalla strumentazione, si produce in una prova maiuscola per qualità dei singoli e d’insieme. Markus Stenz dal canto suo assicura un saldo controllo del palcoscenico e un’attenta cura nella concertazione ma la sua direzione risulta in fondo trattenuta laddove potrebbe abbandonarsi a un maggior trasporto e ad alleggerimenti del suono più spinti, considerando che l’acustica della sala tende a privilegiare la buca.
Quanto allo spettacolo di Curran, la ripresa veneziana conferma le ottime impressioni lasciate in passato. L'impianto scenico di Gary McCann, che firma anche i costumi, cala la vicenda in un salone di chiara ambientazione contemporanea - quello della villa “dell’uomo più ricco di Vienna” ovviamente - in cui si addensa un gran via vai di gente, scene e controscene e qualche elemento mobile che modifica di quel tanto che basta il contesto con il procedere della recita.
Il resto sta in un eccellente lavoro di regia costruito, come dovrebbe essere sempre nell'opera, sulla musica e nella caratterizzazione ortogonale delle due compagnie che fa dei commedianti un gruppo di tamarri sfrontati e degli artisti dell’opera seria degli snob sussiegosi, con i primi forzati verso il registro comico e gli altri a officiare parodisticamente la “heilige Kunst”.
A fine recita successo caldo per tutta la compagnia